La Legge sulla Buona Scuola n. 107/2015 ha introdotto nel nostro ordinamento due importanti incentivi per l’aggiornamento del personale docente della scuola pubblica: la carta del docente ed il bonus di merito.

La carta è un beneficio assegnato dalla legge indistintamente a tutti i docenti di ruolo, titolari di cattedra in scuole pubbliche di ogni ordine e grado, incluse quelle militari e quelle italiane all’estero. Consiste in un buono spesa di 500 euro l’anno, che i docenti possono ottenere registrandosi sull’apposita piattaforma del MIUR, per destinarlo all’acquisto di libri e periodici (anche in formato digitale), materiali hardware (come notebook o tablet) e software, strumenti specifici per l’organizzazione della didattica a distanza (come webcam, microfoni, cuffie e hotspot portatili), corsi di aggiornamento e di specializzazione, corsi di laurea e master, biglietti di musei, mostre, cinema e teatri, eccetera: tutte attività che devono essere comunque finalizzate al miglioramento delle prestazioni professionali del docente, attraverso il suo aggiornamento.

Il bonus di merito, invece, è un incentivo premiale per la valorizzazione del merito individuale del docente, che viene erogato in forma di assegno ed il cui importo può variare a seconda dell’Istituto di appartenenza: viene assegnato dal Dirigente Scolastico con il Comitato per la valutazione del servizio dei docenti.

Attivi ormai da alcuni anni, questi incentivi – ma soprattutto la carta del docente – rappresentano uno strumento fondamentale per garantire la qualità dell’insegnamento, a beneficio dei “piccoli” consumatori rappresentati dagli studenti delle scuole italiane, quali utenti beneficiari di un servizio pubblico di fondamente importanza.

La Legge di Bilancio 2022 ha rifinanziato il bonus generalizzato, stanziando 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021, per il completamento della relativa dotazione, nonché la nuova ingente somma di 260 milioni di euro per rendere operativa la misura anche nel 2022.

Secondo l’impianto originario, tale bonus non spetta a tutti i docenti indistintamente ma solo a determinate categorie di insegnanti, che nel corso degli anni di applicazione della norma sono state ampliate. Attualmente esse sono:

  • docenti di ruolo assunti a tempo indeterminato nelle scuole statali (sia a tempo pieno che parziale);
  • docenti che si trovano nel periodo di formazione e prova per l’insegnamento;
  • docenti che sono dichiarati inidonei per motivi di salute, ai sensi dell’art. 514 del D. Lgs 297/1994;
  • docenti che in comando, distacco, fuori ruolo o altrimenti utilizzati;
  • docenti che assunti da scuole italiane all’estero;
  • docenti che assunti nelle scuole militari.

Resterebbero quindi esclusi tutti gli insegnanti precari, ovvero i supplenti, in quanto chiamati al servizio mediante contratto a tempo determinato: la condizione essenziale per usufruire della carta del docente è, infatti, quella di essere docente di ruolo.

Tuttavia, un’importantissima novità in merito a tale esclusione è intervenuta il 18 maggio 2022, quando la Corte di Giustizia Europea ha definitivamente riconosciuto anche a tutti i docenti precari il diritto ad usufruire del beneficio.

Già alcune recenti pronunce dei Tribunali italiani erano pervenute alla medesima decisione, anche alla luce di una sentenza del Consiglio di Stato che aveva aperto la strada ad un’interpretazione meno restrittiva della normativa.

Con l’Ordinanza della VI Sezione della Corte di Giustizia Europea è stata definita una procedura di remissione promossa dal Tribunale di Vercelli, che aveva rilevato un potenziale contrasto con il divieto di discriminazione tra docenti a tempo determinato e docenti di ruolo, proprio nel mancato riconoscimento dell’incentivo ad un’ampia porzione degli insegnanti italiani, qual è appunto quella dei precari, che conta oltre 250 mila lavoratori.

La Corte ha quindi accolto questa tesi, riconoscendo che la normativa italiana ha fin qui violato l’art. 4 dell’Accordo Quadro Europeo sul Lavoro a Tempo Determinato, di cui alla Direttiva 1999/70/CE, che vieta appunto le discriminazioni tra lavoratori a tempo determinato ed indeterminato e che il nostro Paese ha peraltro pienamente attuato sin dal D. Lgs 369/2001.

Conseguentemente, in forza di questa decisione anche i docenti non di ruolo potranno adesso agire nei confronti del MIUR per ottenere l’incentivo, sia quello per l’anno in corso che quelli negati negli anni precedenti.

In questa situazione si rischia il moltiplicarsi dei contenziosi ed è auspicabile che il Governo si muova velocemente, per ampliare la platea dei beneficiari: non c’è dubbio che si tratti di una misura di grande interesse collettivo, perché anche i docenti precari si occupano dell’istruzione dei cittadini del domani e la qualità della loro formazione e del loro aggiornamento ha effetti diretti sugli studenti. 

Sul tema è intervenuto il Segretario Federale dell’UCI, Avv. Massimiliano Albanese, ospite di Annalisa Colavito nel corso della trasmissione “Open Day”, andata in onda il 31 maggio 2022 su RADIO CUSANO CAMPUS.

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